giovedì 24 settembre 2015

I Laboratori Municipali di Quartiere di Roma


di Alessandro Giangrande


Un po’ di storia
Il sindaco di Roma Francesco Rutelli, all’inizio del suo primo mandato (1996), istituisce l’Assessorato alle Politiche per le Periferie, lo Sviluppo Locale e il Lavoro che avvia una serie di progetti e politiche che pongono al centro il coinvolgimento degli abitanti, proponendosi d’integrare la progettazione tecnica con l’accompagnamento sociale. Fra le iniziative dell’Assessorato è particolarmente rilevante la creazione dell’Ufficio Speciale Partecipazione e Laboratori di Quartiere (USPEL), la cui direzione è affidata all’arch. Mario Spada.
L’USPEL, tra il 1966 e il 2001, attiva percorsi di formazione sulla progettazione partecipata per i dipendenti comunali e istituisce in via sperimentale diciannove Laboratori Municipali (LMQ), ubicati in altrettanti quartieri o rioni di Roma. Verso la fine del 2001 l’USPEL, riassorbito nella U.O. IV Sviluppo Locale Ecocompatibile Partecipato del Dipartimento XIX del Comune, cessa di fatto esistere. Alcuni Laboratori continueranno a operare per qualche tempo, ma l’Amministrazione non ne riconoscerà più le attività svolte nel loro ambito.

Il Laboratorio Municipale Marconi-Ostiense e la riqualificazione di via Papareschi
Il Laboratorio Marconi-Ostiense – il secondo istituito dopo il Laboratorio Esquilino – era ospitato in uno spazio non utilizzato della scuola media Albert Einstein di via Gherardi, nel quartiere Marconi. Lo spazio era dotato di un grande tavolo, numerose sedie e alcune attrezzature informatiche fornite dall’Amministrazione. Due tecnici, su incarico del Comune, gestivano a turno le sessioni di lavoro del Laboratorio che si svolgevano con cadenza settimanale ed erano aperte a tutti i soggetti interessati a partecipare.

Il Laboratorio sperimenta da subito alcuni metodi per migliorare la comunicazione tra cittadini e Amministrazione e facilitare la partecipazione degli abitanti allo sviluppo di progetti che perseguono obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale.
La riqualificazione di via Papareschi è il progetto più interessante realizzato dal Laboratorio.
Via Papareschi è una strada consortile privata a uso pubblico, tra le più antiche del quartiere Marconi. Intorno agli anni ’40 era attraversata ogni giorno da migliaia di lavoratori che si recavano all’insediamento industriale della Mira Lanza. A quel tempo la strada era alberata e contornata da edifici residenziali di buona fattura, dove abitavano i dirigenti della società. Cessate le attività, i dirigenti abbandonarono le loro abitazioni.  
All’inizio del processo partecipativo, sulla strada si affacciano tre scuole, un centro anziani, due case abbandonate e alcuni edifici occupati da strutture sanitarie e militari. La strada presenta condizioni di degrado diffuso: sporcizia, assenza di marciapiedi e di segnaletica stradale, autovetture parcheggiate lungo entrambi i lati della strada, ecc.  Un vecchio capannone, situato di fronte alla scuola elementare Giovanni Pascoli, stava per essere trasformato in centro commerciale con annessi due piani di parcheggi dotati di rampe d’ingresso e di uscita poste a pochi metri dall’entrata della scuola elementare. Pochi mesi prima un’insegnante era morta per salvare la vita di alcuni alunni che rischiavano di essere investiti da un camion.

martedì 8 settembre 2015

Partecipazione e governo della Città possono camminare insieme



 di Paolo Gelsomini
 

Sono d’accordo con l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Giovanni Caudo quando scrive sul Corriere della Sera del 2 settembre che acqua, energia, rifiuti ed urbanistica sono da sempre i mercati monopolistici radicati a Roma che valgono miliardi di euro e che il modo più efficace per combattere Mafia Capitale è sostanzialmente quello del governo delle cose che cambiano con il progetto degli ecodistretti in luogo delle discariche, dell’equo risanamento del bilancio in luogo del governo del debito sistematico, della trasformazione dell’esistente urbano al posto delle infinite varianti di piano per rendere edificabile l’Agro romano. 

Questa giusta idea di città che sintetizza il pensiero di Giovanni Caudo dovrebbe però essere completata da un’altra filosofia, quella della partecipazione attiva di cittadini consapevoli, filosofia che è sommariamente tracciata in uno scritto di Rita Paris consigliera comunale della Lista civica Marino e direttrice archeologica dell’Appia Antica e di altri siti museali.



Scrive la consigliera archeologa: “L’immagine che oggi si sta dando è quella di un apparato politico, ma anche amministrativo, che non risulta pienamente a servizio del cittadino, il quale si imbatte in una burocrazia troppo spesso irraggiungibile e non si sente rappresentato da politici che siedono sugli scranni di un’aula di tradizione secolare.
Vi è di contro una cittadinanza molto attenta e impegnata, senza altri fini, per gli interessi della città: associazioni, comitati, cittadini organizzati che non mollano e non smettono di denunciare e di presentare proposte e soluzioni che l’amministrazione e la politica forse non ascoltano abbastanza. Tra questi vi sono persone che studiano, si documentano a fondo sui diversi temi, con competenza, senza altra aspettativa che quella di migliorare lo stile di vita della città e far valere semplicemente il rispetto delle regole. Ripartiamo dunque dall’ascolto e dalla partecipazione della società civile, nei Municipi, nei quartieri e nelle diverse realtà sociali; torniamo a parlare con i cittadini dei programmi dell’amministrazione e confrontiamoli con le aspettative della città”.