martedì 13 ottobre 2015

Se cambia il sindaco non cambiano i problemi


Le dimissioni di Marino sembrano ad oggi definitive. Quale che sia il giudizio che si voglia dare sulla Giunta che lo ha accompagnato in questi due anni i problemi del governo di Roma richiederebbero un lavoro di più ampia durata e una rivoluzione culturale che dovrebbe toccare i comportamenti di una città intera. Non poteva farcela Marino in poco tempo; non ce la farà nessun altro sindaco se non si cambia approccio.

Governare Roma lo si può fare per vivacchiare mungendo soldi pubblici, distribuendo regali e privilegi, consumando il territorio e rovinando l’ambiente oppure lo si può fare per dare una speranza di rinascita ad una comunità urbana abituata a vivere male, stanca e sfiduciata.

Nel primo caso i cittadini sono massa di manovra, voti, clienti con i quali fare patti di scambio ignorando o calpestando l’interesse generale. Nel secondo caso bisogna fare un salto di qualità importante imboccando la strada della partecipazione. Secondo l’ex sindaco Rutelli Roma ha un tesoro che è costituito dalle tante forme associative dei cittadini e dal volontariato. Un tesoro cui non si è fatto ricorso per molto tempo e che aspetta ancora di essere scoperto ed utilizzato si potrebbe aggiungere. 

È vero, sono centinaia i comitati e le associazioni che si sono formati a Roma e che si attivano su singoli problemi del territorio, di quartiere o cittadino. È una realtà importante che testimonia di una ricchezza e di una possibilità forse ancora non abbastanza esplorata. Forme di partecipazione esistono, ma non mirano al coinvolgimento della generalità dei cittadini limitandosi alla consultazione dei gruppi organizzati. In verità i processi decisionali relativi alle politiche pubbliche non contemplano la partecipazione come propria parte integrante. E i regolamenti attualmente in vigore rispecchiano questa realtà. Eppure c’è stato un passato a Roma con importanti esperienze di coinvolgimento dei cittadini che però non sono proseguite e non hanno lasciato tracce significative nelle regole e nella prassi amministrativa di governo della città. Dunque cosa manca? E perché il gruppo che si riconosce in Roma Partecipa insieme ad altre realtà associative ha sentito il bisogno di redigere delle linee guida per lavorare ad un nuovo regolamento generale sulla partecipazione a Roma? 

La risposta è semplice. Le regole accompagnano, favoriscono, definiscono le relazioni e i comportamenti sociali. Corrispondono a delle conclusioni cui portano le prassi consolidate che ricevono un riconoscimento e una protezione affinchè le si possa ripetere in un quadro di razionalità. Senza regole non si avrebbero punti di riferimento solidi e si vivrebbe alla giornata.

Per questo bisogna inaugurare una nuova stagione della partecipazione a Roma che parta dalla concretezza dei temi sul tappeto, ma che lavori al suo consolidamento, che miri a diventare cultura e a coinvolgere tutti i cittadini. Una nuova regolamentazione della partecipazione dovrebbe avere l’obiettivo di farla diventare una modalità ordinaria di funzionamento della comunità cittadina che prende coscienza dei suoi problemi e che decide insieme. Non riguarda solo piccoli gruppi, ma si mette a disposizione di tutti i canali e gli strumenti per confrontarsi e per decidere. Una buona politica deve ripartire da qui e qualunque sindaco, qualunque giunta si troverà davanti a questa scelta.
Claudio Lombardi

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