Che un Consiglio comunale e un sindaco eletti dai cittadini potessero
finire così male come è accaduto a Roma non lo immaginava nessuno. A mente
fredda, a cose fatte basta soffermarsi a riflettere e si percepisce l’enormità
di quanto è accaduto. Un sindaco che si
dimette quando poteva benissimo fare appello al Consiglio comunale,
presentare le sue ragioni e chiedere un voto esplicito di fiducia o di
sfiducia. Un partito responsabile
dell’elezione di quel sindaco, il Pd, che poteva esigere spiegazioni vere e
serie su tutto, dagli scontrini al modo di dirigere il comune, ma non l’ha
fatto. Ventisei consiglieri comunali che
rifiutano di affrontare in Consiglio comunale la discussione sulla fine del
loro stesso mandato e sul commissariamento del comune e preferiscono
dimettersi.
L'AULA GIULIO CESARE
SEDE DEL CONSIGLIO COMUNALE
Un'aula rimasta vuota per il rifiuto di 26 Consiglieri di affrontare un Consiglio comunale
Una commedia degli equivoci? No
perché la Giunta Marino aveva superato
la crisi di “mafia capitale”, era stata rafforzata con l’inserimento di
nuovi assessori che stavano lavorando con determinazione. E dunque perché
l’improvvisa drammatizzazione e la fine della consiliatura? Come si può
definire una vicenda nella quale i protagonisti si comportano così? Un intrigo di palazzo. Altra
definizione non c’è e sono patetici tutti i tentativi di nobilitare la gigantesca
fuga dalle responsabilità cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.
Da oggi saranno dei commissari del governo a gestire la
capitale. Dunque i cittadini hanno sprecato il loro voto. Vogliamo dire che
tutta la responsabilità ce l’ha un
sindaco pasticcione ed egocentrico (ma da quando i problemi caratteriali
del sindaco sono motivo di scioglimento di un comune?)? Voto sprecato. Oppure
vogliamo dire che l’intero consiglio
comunale non era in grado di svolgere il suo ruolo? Voto sprecato o,
sarebbe meglio dire, voto annullato. Per incapacità e abbandono degli eletti.
Con chi ce la vogliamo prendere se la politica produce questi bei risultati?
La domanda vera, però è dove e quando si è accertata l’impossibilità
di continuare? La fuga dalle
responsabilità è clamorosa e nessuna giustificazione può cancellarla.
Il danno è grande perché il messaggio che è arrivato ai cittadini è
deleterio: non abbiamo bisogno di
voi e nemmeno dobbiamo darvi conto né farvi capire cosa è successo. La
realtà quotidiana dimostra che la
trasparenza e la partecipazione sono sostanza vitale per un’amministrazione
locale. Senza trasparenza e partecipazione tutto può accadere, da “mafia
capitale” alla corruzione e all’abuso quotidiani. Senza trasparenza e
partecipazione non ci può essere cura e ogni cittadino può sentirsi autorizzato
a non volere bene alla sua città e ad usarla come cosa di tutti e di nessuno.
Ora bisogna guardare al domani. È
necessario che sia così. Ma tutta questa brutta vicenda ha prodotto, essa sì,
una rottura tra politica e città che
non sarà facile risanare.
Claudio Lombardi
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