giovedì 5 novembre 2015

Roma: la fuga dalle responsabilità



Che un Consiglio comunale e un sindaco eletti dai cittadini potessero finire così male come è accaduto a Roma non lo immaginava nessuno. A mente fredda, a cose fatte basta soffermarsi a riflettere e si percepisce l’enormità di quanto è accaduto. Un sindaco che si dimette quando poteva benissimo fare appello al Consiglio comunale, presentare le sue ragioni e chiedere un voto esplicito di fiducia o di sfiducia. Un partito responsabile dell’elezione di quel sindaco, il Pd, che poteva esigere spiegazioni vere e serie su tutto, dagli scontrini al modo di dirigere il comune, ma non l’ha fatto. Ventisei consiglieri comunali che rifiutano di affrontare in Consiglio comunale la discussione sulla fine del loro stesso mandato e sul commissariamento del comune e preferiscono dimettersi.



L'AULA GIULIO CESARE
SEDE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Un'aula rimasta vuota per il rifiuto di 26 Consiglieri di affrontare un Consiglio comunale






Una commedia degli equivoci? No perché la Giunta Marino aveva superato la crisi di “mafia capitale”, era stata rafforzata con l’inserimento di nuovi assessori che stavano lavorando con determinazione. E dunque perché l’improvvisa drammatizzazione e la fine della consiliatura? Come si può definire una vicenda nella quale i protagonisti si comportano così? Un intrigo di palazzo. Altra definizione non c’è e sono patetici tutti i tentativi di nobilitare la gigantesca fuga dalle responsabilità cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.
Sullo sfondo sta una città di tre milioni di abitanti sulla quale incombe un Giubileo che richiamerà milioni di visitatori. Una città che già nella più ordinaria quotidianità non è in grado di assicurare servizi pubblici dignitosi si troverà a dover gestire le esigenze di un multiplo dei suoi abitanti.

Da oggi saranno dei commissari del governo a gestire la capitale. Dunque i cittadini hanno sprecato il loro voto. Vogliamo dire che tutta la responsabilità ce l’ha un sindaco pasticcione ed egocentrico (ma da quando i problemi caratteriali del sindaco sono motivo di scioglimento di un comune?)? Voto sprecato. Oppure vogliamo dire che l’intero consiglio comunale non era in grado di svolgere il suo ruolo? Voto sprecato o, sarebbe meglio dire, voto annullato. Per incapacità e abbandono degli eletti. Con chi ce la vogliamo prendere se la politica produce questi bei risultati?

La domanda vera, però è dove e quando si è accertata l’impossibilità di continuare? La fuga dalle responsabilità è clamorosa e nessuna giustificazione può cancellarla.
Il danno è grande perché il messaggio che è arrivato ai cittadini è deleterio: non abbiamo bisogno di voi e nemmeno dobbiamo darvi conto né farvi capire cosa è successo. La realtà quotidiana dimostra che la trasparenza e la partecipazione sono sostanza vitale per un’amministrazione locale. Senza trasparenza e partecipazione tutto può accadere, da “mafia capitale” alla corruzione e all’abuso quotidiani. Senza trasparenza e partecipazione non ci può essere cura e ogni cittadino può sentirsi autorizzato a non volere bene alla sua città e ad usarla come cosa di tutti e di nessuno. 
Ora bisogna guardare al domani. È necessario che sia così. Ma tutta questa brutta vicenda ha prodotto, essa sì, una rottura tra politica e città che non sarà facile risanare.

Claudio Lombardi

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